Chi era Vincenzo Manzini

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VINCENZO MANZINI

Nota biografica

Nacque a Udine il 20 agosto 1872 da Giuseppe e da Angelina Corner. Compì gli studi universitari a Ferrara dove si laureò in Giurisprudenza. Avvocato penalista, ottenne la libera docenza in Diritto Penale e divenne ordinario di Diritto e Procedura Penale nel 1902.

Nel 1904 gli fu conferito il premio reale dell'Accademia nazionale dei Lincei per le scienze giuridiche e politiche con particolare riferimento al suo Trattato del furto e delle varie sue specie (Torino 1905).

Nel corso della sua carriera accademica, Manzini insegnò nelle Università di Ferrara, Sassari, Siena, Torino, Pavia e ottenne infine nel 1920 il ruolo stabile di 1ª classe a Padova dove tenne per incarico anche gli insegnamenti di Storia del diritto italiano e di legislazione del lavoro nella Facoltà di Giurisprudenza e di Diritto militare presso la Facoltà di Scienze politiche.

Iscritto dal 3 gennaio 1925 al Partito nazionale fascista (PNF), fu preside di Giurisprudenza per due anni, dal 1° gennaio 1931; nel 1938 fu chiamato a ricoprire la prima cattedra di Procedura Penale a Roma, ma vi rimase solo un anno, rientrando a Padova a decorrere dal 29 ottobre 1939. Nell'ateneo patavino divenne anche professore emerito.

Manzini fu membro del Consiglio superiore forense nel 1929 e della commissione centrale per gli avvocati e i procuratori nel 1934 e nel 1939; fu, inoltre, socio corrispondente del Regio Istituto lombardo di scienze e lettere e socio residente del Regio Istituto veneto di scienze, lettere ed arti; membro dell'Accademia dei Fisiocritici di Siena e dal 15 luglio 1935 accademico dei Lincei.

Sposato con Maria Nadigh, da lei ebbe due figli, Lucio e Teresa.

Manzini morì a Venezia il 16 aprile 1957. 

 

Figura di primo piano della scienza criminalistica italiana, fornì con la sua ampia produzione scientifica un contributo decisivo al definitivo consolidamento di un'applicazione tecnica della Giurisprudenza.

Il pensiero di Manzini ha conosciuto un'evoluzione sia in merito alla pena di morte, sia in merito alla presunzione di innocenza dell'imputato fino a condanna definitiva: da giovane è stato avverso alla prima e ha sostenuto la seconda mentre in età matura ha cambiato idea anche in seguito all'adesione al Partito fascista.

Manzini è stato certamente un giurista "di regime" e come tale è stato sensibile alle esigenze di controllo sociale; non giunge mai, tuttavia, a rinnegare il proprio pensiero, nonostante alle volte questo si scontri con alcuni principi di base dell'ideologia fascista. Manzini, ad esempio, difende strenuamente gli Ebrei nella sua trattatistica giuridica sugli omicidi rituali, proprio negli anni in cui si andava consolidando la campagna antisemita. Infatti, Manzini demolì le cosiddette accuse “di sangue” con grande rigore storico-giuridico.

Egli a fianco di altri illustri giuristi italiani - tra cui il Ministro Rocco – ha partecipato attivamente alla redazione del Codice Penale del 1930.

Inoltre, sempre nel 1930, è stato l'unico artefice intellettuale del Codice di Procedura Penale, che per lunghi anni è risultato poi compatibile con la successiva Carta costituzionale repubblicana.

Il contributo più alto offerto da Manzini all'universo del diritto e della procedura penale resta quello dei Trattati, i quali costituiscono a tutt'oggi uno strumento di conoscenza scientifica di grande valore e sono stati tradotti in più lingue.

Per capire l'importanza dell'attività di Manzini ricordiamo che il Codice Rocconacque per volontà dello stesso Mussolini ed è ancora vigente: le leggi penali che regolano l'Italia sono più o meno le stesse del 1930 pur con molte aggiunte, correzioni e abrogazioni. Fu realizzato da una commissione composta dai più illustri giuristi dell'epoca e presieduto dallo stesso Alfredo Rocco, allora Ministro della Giustizia. Il codice è diviso principalmente in tre libri e ognuno di essi raggruppa reati o contravvenzioni affini tra loro. È importante rilevare che vennero rafforzate le pene per i reati che offendevano lo Stato perché non si potesse più parlare di un'Italia debole e divisa.

 

Crollato il fascismo, l'Italia democratica decise di tenere in vita il Codice Rocco che, anche se legato a un regime tanto disprezzato, risultava attuale e fondato su principi non negoziabili. Va ricordato che, però, fu abolita la pena di morte e venne introdotta una riforma dei reati commessi a mezzo stampa.

Il Codice Rocco è stato quindi capace di guadare al futuro e di essere compatibile con Costituzione e Repubblica: i suoi redattori - e Manzini è stato uno dei più attivi e influenti - sono stati così preparati da far sì che nessuno finora sia riuscito a eguagliarli.

 

Opere

In generale, in tutte le opere di Manzini la storia del diritto penale occupa un ruolo centrale.

Secondo Manzini, sono ben chiare la funzione e la giustificazione del diritto penale: la funzione consiste nella tutela e nella reintegrazione dell’ordine giuridico generale: il diritto penale è, quindi, costituito da un insieme di precetti alla violazione dei quali è correlata una sanzione; la giustificazione del diritto penale consiste, invece, nella tutela giuridica per il tramite di norme penali che è di pertinenza esclusiva del potere sovrano, in forza di un criterio non di giustizia bensì di necessità: la norma giuridica statale è giusta in quanto necessaria, non viceversa.

L’opera di Manzini è sicuramente stata sempre animata dal più fervido e rigoroso tecnicismo formalista.

Va poi evidenziato che per Manzini il diritto alla difesa deve sempre essere riconosciuto, non solo e non tanto in funzione di tutela individuale dello “status libertatis”, ma soprattutto come strumento di promozione della verità e della giustizia di ogni decisione giudiziaria.

Tutti coloro che si sono interessati a Manzini sono concordi nell'esaltare la qualità della sua produzione intellettuale che, nonostante il mutato paradigma giuridico-politico, risulta ancora oggi insuperato esempio di sistematizzazione del diritto penale.

Nella sua produzione, l'opera più celebre, come già detto, è il “Trattato” il quale si presenta come la più completa esposizione di diritto penale presente nella letteratura giuridica italiana ad opera di un solo uomo.

Egli non fu un semplice interprete della norma penale, bensì fu il primo e il più grande dei sistematici: questa è forse la caratteristica principale della sua opera.

Il rigore metodologico di Manzini rimane insuperato.

 

Bibliografia di riferimento della produzione di Manzini

(La bibliografia è presentata secondo il metodo ordinario e secondo i criteri dei cataloghi OPAC)

  

Trattato di diritto penale italiano, Milano 1908-1919;

  

Autore principale

Manzini, Vincenzo <1872-1957>

Titolo

Trattato di diritto penale italiano / Vincenzo Manzini

Pubblicazione

Torino : Fratelli Bocca, 1908-1919

Descrizione fisica

9 v. ; 25 cm.

  

Trattato di procedura penale e di ordinamento giudiziario, Torino 1920;

  

Autore principale

Manzini, Vincenzo <1872-1957>

Titolo

Trattato di procedura penale e di ordinamento giudiziario / Vincenzo Manzini

Edizione

Prima ristampa con copiosi indici di consultazione

Pubblicazione

Torino [etc.] : F.lli Bocca, 1920

Descrizione fisica

2 v. ; 24 cm.

 

Istituzione di diritto penale italiano, Milano 1923;

 

Autore principale

Manzini, Vincenzo <1872-1957>

Titolo

Istituzioni di diritto processuale penale / Vincenzo Manzini

Edizione

2. ed. riveduta ed accresciuta

Pubblicazione

Torino : Fratelli Bocca, 1923

Descrizione fisica

XII, 319 p. ; 24 cm.

 

Trattato di diritto processuale penale italiano secondo il nuovo codice,Torino 1931-1932;

 

Autore principale

Manzini, Vincenzo <1872-1957>

Titolo

I soggetti del rapporto processuale penale / Vincenzo Manzini

Pubblicazione

Torino : Unione tipografico editrice torinese, 1931

Descrizione fisica

XII, 484 p. ; 25 cm

 

Trattato di diritto penale italiano secondo il codice del 1930, Torino 1933-1934

 

Autore principale

Manzini, Vincenzo <1872-1957>

Titolo

Istituzioni di diritto processuale penale : secondo il nuovo codice di procedura penale / Vincenzo Manzini

Edizione

5. ed

Pubblicazione

Padova : CEDAM, 1932

Descrizione fisica

XII, 335 p. 25 cm

 

A cura di:

Nicol Baiardo, Alessia Basana, Sara Celauro, Melanie Guillen, Emili Infanti, Camilla Leone, Anna Molaro, Chiara Pascoli, Martina Polentarutti, Natalija Stević

(nell'ambito del Progetto PON -IL SOGNO DI GUARNERIO- “Dalla carta ai bit”)